Finalmente, Laura sorride. E’ stata dura, il sorriso proprio non le veniva, gli occhi sempre inquieti, sempre alla ricerca di qualcosa che non arrivava mai.
Cosa cercava, Laura? Se qualcuno glielo avesse chiesto forse lei avrebbe risposto: La pace. Ricerco la pace.
Ma Laura non cercava la pace. Laura, allora, cercava l’emozione, il turbamento. Cercava di distrarsi, di dimenticarsi di sé, perché il dolore che sentiva tutti i giorni, lì, dentro la sua pancia, era troppo forte, fino a diventare intollerabile, quasi come un dolore fisico.
Girava come una trottola, inquieta e sofferente, alla ricerca di qualcosa che non conosceva.
Era una bella ragazza, Laura. Occhi bruni, capelli neri, il corpo nascosto da indumenti che castigavano le sue forme e la nascondevano. Seducente, si, era seducente. Ma nei suoi occhi non si leggeva la pace.
Ad un certo punto della sua vita, però, Laura ha deciso. Star bene, guarire. Quando proprio non ne ha potuto più, ha cercato di farsi aiutare. Perché spesso succede così. Si dice: non c’è limite al peggio, ma non è vero. Tutti abbiamo dentro di noi un punto di rottura, un punto oltre il quale il dolore è troppo forte, la sofferenza è insopportabile, il cuore sembra non riuscire più a battere come dovrebbe.
Così è entrata nell’abisso: ha scavato dentro di sé con le mani e con le unghie, per trovare, capire, pulire. Ha scavato nella terra e trovato vermi e gemme preziose Ma i fiori nascono dalla terra, , da tutta quella materia fertile e ricca che è contenuta lì dentro. Ed è proprio nella terra, nel suo passato, che Laura ha trovato il coraggio di liberarsi da quel dolore sordo e insostenibile.
E’ stato un lavoro duro per Laura. I momenti in cui si è sentita tornare indietro, risucchiata da un’onda impietosa, sono stati tanti. Ha avuto troppe volte la tentazione di fermarsi. Si è chiesta: ma chi me lo fa fare? La notte si rigirava nel letto chiedendosi perché. Perché la vita è così difficile, perché la fatica di vivere sembra colpire solo me, perché gli altri sembrano vivere così tranquilli, perché queste ombre nella mia testa e quest’angoscia nel mio cuore, perché quel mal di pancia che sembra non abbandonarmi mai e che sembra provenire da un tempo lontano, dimenticato. Cerca di raccogliere i segni come briciole abbandonate per terra, per capire da dove venisse il malessere, e ogni tanto le sembra persino di capirlo. Poi tornava indietro, risucchiata ancora da quell’onda, da quel malessere, da quell’angoscia.
“Non ce la farò mai”, si diceva Laura. Nel silenzio della sua stanza talvolta si contorceva, piangeva, senza dirlo a nessuno. Le sembrava che nessuno che potesse ascoltarla, capirla. Si sentiva sola con se stessa.
In realtà, era sola, senza se stessa.
Chissà perché si dice soli con se stessi, quando ciò che ci manca davvero e che fa male è proprio la capacità di stare con noi stessi e di starci bene.
Perché è lì il segreto. Ritrovare chi siamo, amarci.
Avere cura di sé come fossimo perle preziose, perché è questo che siamo: unici e preziosi. Rivolgere nei nostri confronti tenerezza e guardi di stima. Guardare dentro di noi e apprezzare quei tesori che tutti noi abbiamo.
E’ stato lungo, ma alla fine del tunnel nello sguardo inquieto, a poco a poco, sorgeva il sorriso e la comprensione. E senza quasi rendersene conto, ad un certo punto si è accorta che quel dolore alla pancia era sparito, e che lei si sentiva diversa, più leggera, più se stessa.
E finalmente ha capito che poteva rincominciare a vivere.