La colazione

Oggi mi sono alzata tardi. Fino alle otto di mattina poltrivo nel letto, cercando un motivo valido per uscire fuori dalle coperte calde e rassicuranti.  A casa c’era il silenzio assoluto: Paolo era tornato tardi e non doveva andare al tirocinio o all’università, Lorenzo ha una giornata di ferie. Quindi, alle otto, con un po’ di sensi di colpa, mi alzo e vado dritta, come tutte le mattine, in cucina.

Lucky, il gatto di casa, mi segue silenzioso.

Entrando in cucina mi guardo in giro: ieri Lucky , facendo un salto nella mensola, ha fatto cadere due bicchieri e nonostante io avessi pulito, qualche scheggia di vetro era rimasta accanto al frigorifero e sul microonde. Mi accingo, prima della colazione, a fare un’altra volta pulizia. Prendo uno straccio e tolgo il vetro, spazzo bene per terra, lavo.

Lucky è accanto alla sua ciotola, fermo. Ha il corpo rivolto alla ciotola, e il muso rivolto verso di me. Osserva quello che faccio, in assoluto silenzio.

Io prendo la tazza, la mattina utilizzo il caffè freddo rimasto nella bottiglietta dal giorno prima, mi riempio la tazza, aggiungo un goccio di latte, lo metto nel microonde e intanto tolgo dal freezer un panino. Prendo la marmellata, lo zucchero di canna, la tovaglietta. Tolgo la tazza dal microonde e metto il panino.

Lucky è ancora lì, immobile, sembra una statua. Ad un certo punto fa un debole miagolio, sembra che mi dica: ma quando ti decidi a sederti?

Alla fine mi siedo, con la tazza di caffè latte fumante e il mio panino. Sto per aprire il barattolo di marmellata, quando lui, finalmente, gira la testa verso la sua ciotola, e mangia.

Stava aspettando me.

E a me viene da pensare che, anche se è un gatto, anche se questo rito, che si ripete quasi ogni mattina, mi stupisce  ogni volta, fare colazione in compagnia mi da uno strano piacere. Non si dovrebbe mangiare da soli. Anche se la compagnia è un gatto che mangia dalla sua ciotola, in un angolo della cucina.