In questi giorni, così diversi da quelli che ho vissuto finora, ho deciso di avere cura di me stessa e di accogliere ciò che la vita mi offre, i suoi piccoli doni, quelli che forse prima davo per scontato, o semplicemente non avevo il tempo di scoprire. Mantengo qualche abitudine, come la sveglia (ad un’ora comoda ma adeguata) , la routine mattutina, la cura del mio corpo, gli orari quotidiani che ancora riesco a rispettare.
Stamattina però è domenica, un giorno di pausa dagli impegni lavorativi che comunque continuano ad esserci. Così decido di non puntare la sveglia e la mattina mi trova riposata, la luce del sole filtra dalla persiane come un bambino dispettoso che non si occupa di ciò che accade nella Terra e continua a girare per il mondo, imperterrito e salvifico. Il gatto, ai piedi del mio letto, nonostante l’ora tarda dorme profondamente, forse sono gli unici, i miei due gatti, che stanno godendo in pieno di questa pausa, hanno compagnia tutto il giorno e non sono mai soli.
Appena mi muovo, il gatto salta dal letto e si avvicina alla porta, guardandomi con aria impaziente. Quando la apro lui schizza verso la cucina, l’altra chissà dov’è, dove avrà dormito, è più giovane e la notte per lei è ancora una scoperta. Entro in cucina e sono lì, tutti e due ad aspettare la loro dose quotidiana di croccantini. Io verso il caffè preparato la sera prima nella tazza, aggiungo un po’ di latte e scaldo la tazza nel microonde. Nel frattempo loro sono ancora li, fermi che mi guardano. Prendo un vassoio, taglio un pezzo di torta alle mele e mi faccio una spremuta. Poi penso a loro, non vanno mai d’accordo come quando aspettano il cibo, la mattina. Quando i gatti iniziano a mangiare io prendo il mio vassoio e apro la porta del balcone, quella che dà al bel giardino condominiale.
Oggi ho deciso di godermi questa giornata di sole. Metto il vassoio sul tavolino e mi siedo. Davanti a me vedo i rami della magnolia, con i suoi boccioli, alcuni ancora verde chiaro, altri già di un bel fucsia che lascia presagire il colore che esploderà quando i fiori saranno sbocciati. Gli uccelli stanno cantando, non li vedo ma li sento, uno per uno, sono qui accanto a me, sembra di essere in un paradiso terrestre, i raggi del sole che illuminano il prato verde e gli arbusti che delimitano il giardino con le loro foglie rosse e nuove, la panchina abbandonata dove non siede più nessuno da un po’, l’altalena dove i bambini non salgono più, i cespugli di forsizia, gialli e splendenti sullo sfondo, il silenzio e la luce che gioca con i rami e con l’erba del prato donano al giardino un’aria quasi magica .
I gatti hanno mangiato, escono sul balcone, gironzolano e poi salgono sul muretto per godere anche loro del sole e della bella mattinata. Io bevo la spremuta, mangio la torta, bevo il latte. E penso che nonostante tutto sono viva e sana, e alcune volte questo mi ha fatto nascere sensi di colpa. Quando vedi il dolore attorno a te, la sofferenza quotidiana che pare ingiusta, può accadere. Io ho vissuto e sono cresciuta accanto a una persona sofferente. Vedevo, sapevo, non potevo far finta di niente. Mi sono portata sulle spalle per molto tempo questo senso di colpa, l’ho sperimentato senza riconoscerlo. Ma forse non è quello che avrebbe voluto la persona che ne era la causa, senza saperlo e senza rendersene conto. Forse non lo avrei voluto neanche io, se fossi stato al suo posto. A cosa sarebbe servito? A un tratto mi accorgo che questo senso di colpa serviva a me e non a lui. Che a lui serviva accoglienza e alcune volte controllo, quello che lui non sapeva fare. Servivano rapporti chiari, definiti. Mi accorgo che glieli abbiamo dati, o per lo meno ci abbiamo provato, abbiamo fatto ciò che potevamo. E quel residuo senso di colpa che da qualche parte conservavo ancora, si scioglie. Ora posso davvero gioire per il sole, per la luce, per l’aria ancora frizzante che respiro e per il verde del prato, per il bianco delle margherite, per il miagolio dei gatti che ora vogliono altro cibo. E posso ancora ringraziare.