La vulnerabilità, una risorsa preziosa

yagmurda-oynayan-cocuk-1024x640La vulnerabilità: ne abbiamo paura, ci sembra un pericolo e spesso ce ne difendiamo, eppure è una risorsa preziosa che apre la strada dell’autenticità e della compassione.
Le emozioni talvolta ci assalgono, e alcune volte ci sembra di non poterle tollerare. La sensazione di non valere, per esempio, di non essere abbastanza bravo, bello, intelligente, in definitiva di non essere abbastanza,  è un sentimento che tutti abbiamo provato, contro il quale ciascuno di noi, a modo suo, in qualche momento della sua vita, ha combattuto.
Il timore  di dimostrarci fragili, di perdere  il sostegno di chi ci circonda e rimanere soli, è un sentimento comune.
Queste emozioni, questi timori ci rendono vulnerabili, e spesso ce ne vergogniamo perché ci sentiamo fragili e indifesi.

Eppure spesso noi impariamo proprio dalle avversità e apprendiamo le migliori lezioni nel momento in cui accettiamo gli ostacoli che la vita ci mette davanti e abbassiamo le nostre difese.

Bisogna avere il coraggio di essere imperfetti, sostiene la ricercatrice Brene Brown, di accettarsi per ciò che si è e di accettare la propria vulnerabilità. Avere come obiettivo nella vita quello di mostrarsi perfetti, o essere perfetti, per essere amati, potrebbe effettivamente essere il più irraggiungibile degli obiettivi, oltre che causarci una frustrazione e una fatica infinite. Accettare la propria vulnerabilità e guardare con compassione (nel senso originale del termine, di patire-con) chi ci circonda, ci permette di restituire dignità e senso di appartenenza alla nostra vita.

Questo comporta avere il coraggio di abbandonare l’immagine ideale che abbiamo di noi e cercare di vivere autenticamente, cercando ogni momento della nostra vita di comprendere chi siamo e cosa desideriamo davvero.

Significa mostrare i nostri sentimenti con semplicità, dire “ti voglio bene”, investire in una relazione di amicizia o d’amore, proporsi per un lavoro anche se non si è per niente certi del risultato, fare una telefonata ad un amico  con cui non si parla da tanto, chiedere aiuto a qualcuno, accettando l’insicurezza, il timore di essere rifiutati o di fallire, in definitiva accettando la nostra fragilità come parte costitutiva del nostro essere uomini e donne.

Accettare la propria vulnerabilità significa accettare la trasformazione e la creatività, accettare di amare e di essere amati,  di farsi “toccare” dagli altri, di sentire la compassione,  l’amicizia, la commozione.

Significa anche accettare se stessi e il fatto che non siamo perfetti, che ci stanchiamo, che ci ammaliamo, che dobbiamo proteggerci e mettere dei limiti,  che dobbiamo dire di no e occuparci di noi, perché noi siamo i primi a doverlo fare.

Accettare di essere vulnerabili, in fondo, è accettare di essere vivi. Di poter sbagliare e di poter rincominciare da capo, senza che questo diventi un dramma. Perché sopprimere i sentimenti negativi  semplicemente non è possibile: questi torneranno, sotto altri volti e altri nomi: ansia, attacchi di panico, depressione. Se cercheremo di soffocarli, torneranno ingigantiti, fino al punto che sembrerà esistano solo questi e nient’altro.

Sopprimere i sentimenti negativi significa, in fondo, nascondere la nostra umanità, privarci anche della possibilità di sperimentare la sorpresa, il rischio, la gioia, l’amore. Cercare di nascondere sotto una parvenza  di insensibilità la nostra paura di sbagliare e la nostra fragilità, ci rende in un certo senso ancora più fragili e ci allontana da noi stessi.

Perciò apriamoci a ciò che sentiamo dentro di noi.
Ritroviamo il coraggio di dire: mi dispiace.
Diciamo: ti voglio bene. E se abbiamo qualche problema, parliamone, chiediamo aiuto.
E’ la nostra stessa umanità che ci porta a volte a essere fragili, dubbiosi, incerti. Lasciamoci andare alle emozioni, apriamoci agli altri e a noi stessi.
Ritroviamo dentro di noi il coraggio di sbagliare e di rincominciare, proprio come sapevamo fare da bambini, prima che “l’educazione”ci trasformasse.

 

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