La Rabbia: un’alleata inaspettata

Un interessante articolo della mia amica e collega psicologa e psicoterapeuta dott.ssa Maria Perrotta sulla rabbia, con qualche consiglio su come affrontarla.

La rabbia dei bambini allarma, sorprende, imbarazza, genera angoscia nell’adulto che la osserva.

Dinanzi ad uno scoppio d’ira noi adulti spesso proviamo disagio e si risvegliano in noi altre emozioni del tutto personali che vengono elicitate dalla rabbia del bambino ma che parlano di noi e della nostra storia emotiva.

Quindi prima di pensare a cosa fare,  come e se intervenire,  dobbiamo prima sederci con noi stessi e chiederci cosa stiamo provando dinanzi alla reazione di rabbia del bambino.

Siamo spaventati? Ci arrabbiamo a nostra volta? Ci sentiamo impotenti? Ci vergogniamo?

Qual è il nostro dialogo interno? Cosa ci diciamo rispetto al comportamento rabbioso del bambino? Per esempio potremmo pensare: “come si è permesso… non si fa… ha sbagliato… è cattivo… non mi merito una reazione così… dopo tutto quello che faccio… ce l’ha con me… mi rifiuta… non mi vuole bene… mi ha trattato male…

Infatti la causa dei nostri sentimenti non è quello che l’altra persona fa ma il modo in cui lo interpretiamo.

Il primo passo importante dinanzi a un comportamento rabbioso di un bambino è riconoscere cosa si “muove” nel nostro mondo interno, in quanto qualsiasi intervento dell’adulto verso un bambino arrabbiato si basa su un atteggiamento emotivo di calma interiore.

Se come adulto non mi sento calmo, tranquillo il mio intervento verso una reazione di rabbia non sarà efficace. Questo concetto è espresso molto bene nella poesia di Doctora Natalia Nilo Acevedo:

Sii la calma nella tempesta del tuo bambino.

Sii la brezza e la pioggia morbida quando le sue emozioni bruciano nel fuoco.

Sii la voce che invita al sollievo, non l’urlo che aumenta lo spavento e la disperazione.

Un adulto alterato  fuori controllo non sarà mai in grado di contenere una capriccio, perché per chiedere calma, dobbiamo offrirla per primo.

L ‘ adulto sei tu, e quello che tuo figlio vede di te è quello che farà.

Se di fronte a una situazione difficile, tu esplodi, anche lui esploderà.

Se al contrario respiri, ti avvicini e cerchi una soluzione, quello che gli dai è un bellissimo regalo che si porterà come esempio per tutta la vita.

Il nostro lavoro non è nemmeno fermare il pianto o la rabbia, ma accompagnare, stare, amare.

Sii il tipo di persona che vorresti avere accanto quando sei molto arrabbiato, qualcuno che rispetti e “accompagni” quello che senti, non che cerchi di tagliarlo prepotentemente.

Sii qualcuno empatico e amorevole, qualcuno che ha la certezza che presto tutto andrà meglio.

Doctora Natalia Nilo Acevedo

Educare alle emozioni non significa dire a un bambino a non arrabbiarsi, ma aiutarlo a riconoscere quello che prova e a chiamarlo per nome. Significa imparare a stare nell’emozione insieme al bambino senza sentirsi sopraffatti dall’emozione.

Altrimenti non è educazione, ma una forma di repressione, e la rabbia non va repressa  (non ti devi arrabbiare) in quanto ha importanti funzioni evolutive nello sviluppo psicologico di ogni bambino.

La rabbia infatti è un’alleata e svolge importanti funzioni durante la crescita.

L’emozione della rabbia è una forma importante di autoaffermazione: quando un bambino si arrabbia e si ribella è la prova che tiene a se stesso, alla sua persona, alle sue cose e chiede rispetto. Se ben incanalata la rabbia può aiutare il bambino a farsi rispettare, a non cedere ai sorprusi e alle umiliazioni anche da grande nei vari ambienti di vita.

Un bambino che si arrabbia perché il fratellino piccolo gli ha rotto il suo giocattolo preferito sarà molto probabilmente un adulto in grado di difendere le sue idee e la sua persona.

In un bambino la rabbia è un modo per definire i suoi confini rispetto agli altri e al mondo che lo circonda; è uno strumento di difesa. Se un bambino non andasse in collera quando ritiene di aver subito una ingiustizia non darebbe un segnale della sua sofferenza e l’adulto non si accorgerebbe di nulla e quindi anche da grande sarebbe un adulto dipendente dal giudizio degli altri con difficoltà a comunicare i suoi bisogni, i suoi stati d’animo e le sue necessità.

Inoltre le reazioni rabbiose sono un modo molto importante per saggiare i limiti all’interno del gruppo di appartenenza (ciò che mi è permesso fare e ciò che non posso fare) e per mettere alla prova i genitori circa la loro effettiva disponibilità emotiva di contenimento e di rispetto della norma.

Spesso la rabbia è una richiesta d’amore, per esempio quando nasce un fratellino il bambino diventa improvvisamente aggressivo e il messaggio che manda è quello di non sentire di avere più un valore (mi sento non amato, sbagliato, escluso o di troppo). Messaggio che non va ignorato o represso ma accolto e rassicurato nel profondo.

Tenendo presente queste importanti funzioni svolte dalla rabbia come emozione scomoda è utile a questo punto chiederci come comportarci davanti ad uno scoppio di ira .

Una cosa è certa: se accettiamo noi le nostre emozioni facciamo da esempio e da modello affinchè il bambino accetti le sue emozioni; quindi è importante che l’adulto accetti prima le sue emozioni e poi quelle del bambino, perché se il bambino sente che le sue emozioni sono accettate allora impara ad accettarle anche lui.

Mettiamoci in ascolto delle emozioni, della rabbia del piccolo, dando loro un senso e anche un nome, che spesso il bambino non sa dare se non viene guidato.

E’ importante mantenere la calma senza rimproverarlo o urlargli contro mentre il bambino in un luogo sicuro sfoga la sua rabbia e attendiamo che si calma. Quando il bambino percepisce la calma dell’adulto lui si tranquillizza a sua volta!

Avviciniamoci a lui e diciamogli che abbiamo visto che è arrabbiato. Il bambino si sentirà rassicurato dalla presenza calma dell’adulto ed anche capito nel suo sentire.

Una volta recuperata la calma gli si possono insegnare altri modi per esprimere le sue emozioni, per esempio: “quando urli così la mamma fa fatica a capire cosa dici… la prossima volta prova a dirmi a parole che le scarpe ti fanno male… che…”

Una volta sbollita la rabbia si può chiedere al bambino cosa lo ha turbato, ciò lo aiuta a riflettere e a conoscersi meglio! Inoltre è importante dimostrare al bambino affetto e vicinanza, abbracciarlo, dargli un bacio, rassicurarlo sulla relazione che continua a rimanere positiva e amorevole!

Gli errori da evitare sono svariati, tra questi quello di arrabbiarsi più del bambino  perché significa gettare benzina sul fuoco e si insegna al bambino a reagire con la rabbia; così come è controproducente reprimere la rabbia: più la si reprime più la si amplifica e le si dà importanza. Meglio lasciarle fare il suo corso perché anche la rabbia ha un suo corso, inizia, si sviluppa e poi ha una fine. E’ controproducente punirlo severamente così come prenderlo in giro.

Ci sono situazioni però in cui la rabbia del bambino sfocia in vere e proprie crisi nelle quali rischia di perdere il controllo e di farsi male. In questi casi la cosa più importante è far sentire al bambino che, se lui non è capace di tenere a bada ciò che lo fa infuriare, noi sappiamo farlo per lui. Occorrerà intervenire in modo deciso e tenergli testa bloccandolo fisicamente con fermezza. Ciò viene interpretato dal bambino come un segno che ci si preoccupa di lui. L’adulto gli offre dei confini protettivi soprattutto quando diventa fisicamente aggressivo e pericoloso per se e per gli altri. E’ importante usare un tono fermo ma deciso senza urlare dandogli uno stop con un tono di voce pacato ma inflessibile. Il messaggio è: “non ci sono spazi di trattativa, questo non si fa, punto”. Ciò rassicura il bambino, lo aiuta a confrontarsi con la frustrazione e ad accettare l’autorità.

Auguro a tutti gli adulti di prendersi cura della rabbia e del bambino arrabbiato affinchè il piccolo possa percepire che ha il diritto e il permesso di provare questa cosa rossa e bruciante continuando a sentirsi amato.

Auguro a tutti i bambini di incontrare sulla loro strada adulti che sanno stare loro accanto (se mi stanno accanto significa che non perdo il loro amore e che non sono solo con la mia rabbia) e che

sanno parlare della rabbia (ne potrò parlare anche io quando sarò pronto per farlo).

Dalla rabbia possono nascere meravigliosi doni e numerose risorse per il presente e per il futuro del bambino.

 

A cura di Maria Perrotta

Psicologa-Psicoterapeuta

 

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