Il bambino sin dai primi giorni di vita è in grado di ricercare attivamente una relazione con chi lo accudisce.
Lo specifico tipo di legame che egli instaura con chi si prende cura di lui viene chiamato legame di attaccamento e determina le modalità attraverso le quali egli si relazionerà col mondo che lo circonda e le sue future capacità di adattamento.
Secondo la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969) (1), il bisogno primario dell’essere umano è quello di protezione e accudimento. Esso risalirebbe ai primordi della razza umana, quando essere protetti da un adulto, significava la sopravvivenza del piccolo d’uomo.
Il neonato stimolerebbe l’accudimento da parte dei genitori attraverso il pianto e la richiesta di aiuto. Una mamma sensibile e “responsiva” è in grado di rispondere in modo adeguato alle richieste di aiuto del piccolo, attraverso gli abbracci, le coccole, le rassicurazioni. Cosى facendo stimola nel bambino la sicurezza e la fiducia in se stesso e nel mondo.
Competenze genitoriali adeguate consistono dunque nella capacità di sostenere, stimolare, incoraggiare, rassicurare il bambino, ogni qualvolta lui dimostra di averne bisogno. Non è considerato comportamento adeguato imporre il proprio aiuto quando il bambino non lo chiede, non rispondere alle sue richieste d’incoraggiamento o di sostegno, essere imprevedibili o eccessivamente distaccati nei suoi confronti.Come sostiene Grazia Attili (Professore Ordinario di Psicologia Sociale dell’Università la Sapienza di Roma e Direttore dell’Unità di Ricerca ”Attaccamento e Sistemi Sociali Complessi” presso il Dipartimento di Scienze Sociali), “la capacità di esplorare l’ambiente fisico e sociale, di adattarsi al meglio e di instaurare relazioni positive con gli altri è funzione dell’avere esperito…, fin dalla nascita, una figura di attaccamento disponibile ad accorrere con prontezza in caso di malessere fisico o emotivo”(2).
Il bambino, nel corso della sua vita, elaborerà aspettative e previsioni su come l’adulto reagirà nei suoi confronti, e queste si tradurranno in “rappresentazioni mentali” (Modelli Operativi Interni) sulle quali lui costruirà le sue credenze e i suoi comportamenti, e in filtri attraverso cui egli tenderà a interpretare la realtà e addirittura a percepirla in modo selettivo.
Gli stili di Attaccamento, che vengono identificati, conseguenti agli stili di accudimento che i bambini ricevono, sono:
– Attaccamento sicuro: Certo della possibilità di avere accanto, in caso di bisogno, una persona in grado di sostenerlo e aiutarlo, il bambino crescerà con la certezza di essere degno di essere amato e sarà in grado di esplorare l’ambiente circostante, di costruire relazioni sane, di comunicare le sue emozioni in modo adeguato, e di raggiungere un buon livello di autostima.
– Attaccamento evitante: Quando i bisogni del bambino vengono sistematicamente ignorati e gli vengono fatte richieste precoci, anche implicite, di autonomia, il bambino crescerà con la sensazione di non essere degno di amore e di dovercela fare da solo. Le emozioni verranno allontanate e non riconosciute. Saranno bambini che tenderanno a isolarsi o a essere eccessivamente aggressivi, ad avere poche amicizie o tante ma superficiali.
– Attaccamento ambivalente: Il comportamento dell’adulto potrebbe essere imprevedibile e incostante, egli talvolta accudisce e risponde ai bisogni del bambino e altre volte ignora le sue richieste, oppure ipercontrollante e intrusivo. Il bambino in questo caso tenderà a enfatizzare ed esagerare la manifestazione delle emozioni di paura, ansia rabbia, ad avere bisogno costantemente dell’attenzione di un adulto dal quale non riesce a separarsi, o essere eccessivamente compiacente. Si tratta di bambini e adulti che tenderanno ad aver bisogno di mantenere il controllo nella relazione per la paura che l’altro scompaia o si allontani.
– Attaccamento disorganizzato: Quando la figura di accudimento viene percepita come pericolosa o minacciosa, il bambino sviluppa un atteggiamento ostile e incongruente nei confronti del mondo esterno, non si fida di nessuno, puٍ essere contradditorio e incostante nei suoi comportamenti. E’ il caso per esempio di tanti bambini gravemente maltrattati o abusati.
Attaccamento nel bambino adottato
I bambini adottati, soprattutto se arrivati all’adozione già grandicelli, hanno spesso sperimentato figure di accudimento inadeguate, maltrattanti, cambiamenti fra i vari caregiver, abbandono, talvolta abusi e possono facilmente presentare modalità di attaccamento insicure o disorganizzate.
Tutto ciò può mettere in difficoltà i genitori, che possono sentirsi inadeguati e incapaci di rispondere in modo appropriato alle provocazioni o al comportamento dei figli.
I comportamenti che i bambini possono presentare sono vari. Alcuni fra questi possono essere:
– Autosufficienza esagerata. Hanno dovuto imparare a farcela da soli, ma ora devono imparare a fidarsi dei genitori.
– Insicurezza, mancanza di autostima.
– Autocontenimento. Quando sono piccoli si cullano da soli, non piangono, non si lamentano.
– Eccessiva dipendenza dall’adulto.
– Mancanza di differenziazione nel comportamento con i genitori adottivi e gli estranei.
– Diffidenza e ostilità eccessiva che col tempo non si modifica.
– Atteggiamenti eccessivamente aggressivi.
Possibilità di cambiamento dei Modelli Operativi Interni
Nuove relazioni con figure di accudimento che offrano al bambino la sicurezza di essere amati sempre e comunque, e la costanza nelle regole e nel comportamento, possono essere di aiuto nel modificare il sistema dell’Attaccamento e i modelli operativi interni.
Naturalmente non è sempre facile: occorre, spesso, avere il coraggio e l’umiltà di farsi aiutare da persone preparate e competenti, per non incorrere in atteggiamenti inefficaci e controproducenti e aiutare il figlio a raggiungere il proprio equilibrio.
Alcuni accorgimenti che possono aiutare il genitore adottivo sono:
– Comprendere che gli atteggiamenti, talvolta provocatori, del figlio, sono dovuti all’interpretazione che egli dà dei comportamenti altrui, e che questa è determinata dalle esperienze pregresse e non direttamente riferibili a loro.
– Mantenere un atteggiamento equilibrato tra sostegno, conforto e incoraggiamento, e nello stesso tempo regole ferme e costanti.
– Incoraggiare il figlio a imparare e saper utilizzare il linguaggio delle emozioni e degli affetti. Conoscere e saper esprimere le proprie emozioni è un fattore essenziale nello sviluppo di una personalità equilibrata e sicura.I genitori adottivi hanno il compito e la possibilità di aiutare il figlio nel processo riparativo, e l’adozione può rappresentare una risorsa e una possibilità per ricostruire una visione del sé e del mondo che permetta un futuro equilibrato e sereno per i propri figli adottivi.
(1). John Bowlby, “Attaccamento alla madre in Attaccamento e perdita”, Boringhieri, 1969.
(2). Grazia Attili: ”Relazioni familiari, adozione e sviluppo psicologico del bambino- Il ruolo dell’Attaccamento, in Curare l’Adozione, a cura di F. Vadilonga, Raffaello Cortina Ed. 2010″