Cos’è l’adozione

L’ adozione è un istituto attraverso il quale una coppia, con una scelta responsabile e libera, decide di accogliere come suo figlio un bambino nato da un’altra donna e impossibilitato a vivere con la sua famiglia di origine, accogliendo il suo nome, la sua storia, la sua personalità.

Attraverso di essa viene assicurata al bambino la possibilità di avere nuovi genitori che lo accolgono nella loro famiglia, gli danno il suo cognome e lo considerano a tutti gli effetti come loro figlio.

Il cammino che porta i coniugi alla decisione di adottare non è sempre lineare e passa il più delle volta attraverso la scoperta dell’impossibilità a procreare e a diventare genitori biologici di uno o più bambini.

Il sogno della coppia, di dare vita a un essere che in qualche modo sia un segno concreto della loro unione, viene interrotto bruscamente dalla scoperta della sterilità, scatenando sentimenti di rabbia, sofferenza, vergogna, e delusione profonde.

La sterilità provoca inoltre la rinuncia all’immagine ideale che ognuno di noi ha su ciò che dovrebbe essere, una rinuncia definitiva, fonte di frustrazione perché colpisce l’Ideale dell’Io, l’immagine che ognuno ha di se stesso.

L’impossibilità di procreare viene vissuto come un vero e proprio lutto, perché comporta l’accettazione della perdita del figlio biologico, desiderato e mai nato. E’ la perdita di quel bambino, formato dalle fantasie, dai desideri, dalle proiezioni di ciascuno, che rende ancora più penoso il superamento della sofferenza e la costituisce come un vero e proprio lutto da elaborare. Questo lutto va superato, se si vuole avere lo spazio interno per essere disponibile e a amare il figlio adottivo,

I coniugi sono pronti a essere genitori di un bambino non generato da loro quando l’impossibilità a procreare si trasforma in fecondità spirituale.

Il bambino che va in adozione, invece, è un bambino che ha subito, nel migliore dei casi, un trauma: quello di essere abbandonato da chi lo ha generato e dal quale sarebbe dovuto essere accudito, amato, protetto.

I bambini dichiarati in stato di abbandono, inoltre, indipendentemente dall’età, hanno nella maggioranza dei casi vissuto in istituto, sperimentando l’inesistenza di relazioni significative   fondamentali per la sua crescita, la carenza di cure e di affetto, anche in fasi precoci di vita, e molto spesso maltrattamenti, abusi fisici ed emozionali.

Il bambino si trova nella condizione di dover subire una scelta che non ha mai compiuto: chi adotta, infatti, desidera il bambino che diventerà suo figlio, mentre chi viene adottato si trova coinvolto in una situazione che lo vede protagonista ma che non ha voluto.

Su queste situazioni e su queste sofferenze i bambini costruiranno la loro personalità e le loro difese. Saranno facilmente bambini insicuri e spesso traumatizzati, talvolta pieni di rabbia e di paura (l’emozione della rabbia è infatti una difesa contro la paura), non sempre facili da gestire.

Essere buoni genitori biologici non necessariamente equivale ad avere le caratteristiche necessarie per essere buoni genitori adottivi.

A un genitore adottivo si richiedono competenze genitoriali specifiche, un buon equilibrio, un buon rapporto con il partner, buone capacità di coping, un buon livello di sopportazione della sofferenza e la capacità di generare speranza. Solo così essi saranno in grado di aiutare il figlio adottivo  a elaborare e riparare le ferite di cui è portatore.

L’adozione peraltro è un istituto regolamentato dalla legge, a cui si accede dopo accurate valutazioni effettuate dai Servizi Sociali Territoriali e dopo un decreto di idoneità emesso dal Tribunale dei Minori.

La coppia, in questa fase, è provata psicologicamente e fisicamente, il più delle volte proviene da un periodo durante il quale ha tentato di diventare genitore attraverso la fecondazione assistita, e in più si trova ad essere messa a nudo, analizzata e valutata da psicologi e assistenti sociali negli aspetti più intimi e personali della sua vita passata.

L’esperienza dell’adozione può essere un’avventura meravigliosa, capace di regalare emozioni profonde e grandi soddisfazioni. Perché tale esperienza risulti positiva è necessario possedere le capacità e il desiderio di accogliere il figlio per quello che è, con le sue specificità e le sue differenze, dando risposta positiva ai suoi bisogni di accoglienza, di amore, di libertà e di rassicurazione.

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